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“Il Potere Delle Abitudini” libro di Charles Dhuigg: riassunto, recensione e frasi utili.

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Pubblicato 2 anni fa

Ho scritto questo articolo su Il Potere delle Abitudini di Charles Dhuigg per gli imprenditori che non hanno molto tempo o vogliono ottimizzare quello che hanno a disposizione.

Capisco gli imprenditori come te e questo è il tipo di articolo che avrei voluto leggere se andassi di fretta ed avessi voluto una guida per capire meglio perché, nonostante gli sforzi, non riuscivo a far crescere incassi, margini e reputazione aziendali.

Ti è mai capitato di perdere la sensazione di controllo? Di percepire l’organizzazione in cui lavori totalmente fuori controllo? Di guardare alla società come “fuori controllo”?

Questo libro ti da una delle più solide visioni per leggere il fenomeno delle abitudini.

Solide perché personalmente una tale mole di studi si vede raramente – sono più di mille, non le ho contate ma l’autore lo afferma è sembra vero scorrendole velocemente.

Solide perché la narrazione è rigorosa, puntale e precisa.

Il libro si divide in tre parti “geometricamente” perfette.

Il “cono” logico parte dal basso ovvero dall’individuo.

La prima parte infatti è dedicata al modello dell’abitudine a livello personale, poi si allarga alle abitudini nelle organizzazioni e, infine, raggiunge le abitudini delle società o dei movimenti.

Il ciclo dell’abitudine

Alla base del racconto di Dhuigg c’è il modello “segnale bisogno routine gratificazione”.

Si tratta di un modello semplice ma particolarmente efficace.

La documentazione riportata da Dhuigg è immensa, personalmente mi sono visto i diversi studi e li ho trovati coerenti.

Efficacissimo lo spazio dedicato a Claude Hopkins, da far leggere a tutti gli imprenditori. Da addetto di marketing questo libro consacra – a ragione ed in maniera definitiva – l’evoluzione del marketing verso le neuroscienze.

Oggi non basta l’esperienza per fare impresa.

Bisogna disimparare alcuni falsi miti alla luce delle scoperte scientifiche che, se non rivoluzionano, certamente inquadrano meglio il funzionamento di determinati aspetti delle società contemporanee.

Questo può fare la differenza nel mercato e nella competizione odierna non solo quando si vuole capire ed analizzare il comportamento di un consumatore, ma anche e soprattutto quando si vuole cambiarlo.

Il potere delle abitudini nelle organizzazioni

Quella dei “Piccoli traguardi” e delle “Abitudini chiave” è una delle più interessanti visioni e teorie narrate da Dhuigg.

Un “piccolo traguardo” è quello che spesso viene raccontato quando si parla di effetto composto: qualcosa di raggiungibile facilmente ma che, se protratto nel tempo, crea un miglioramento enorme rispetto al tipo di sforzo richiesto dalla prima azione.

Il concetto di abitudine chiave ci ricorda invece che questo cambiamento non si manifesta solo in verticale ma anche in orizzontale.

In altre parole se risparmi ogni giorno un tot, quel risparmio non ti farà solo guadagnare più soldi di quanti ne risparmi nel tempo e se sei incostante – è questo è l’interesse composto classico -, questa abitudine infatti ti aiuta a migliorare altre abitudini che con il risparmio c’entrano poco come le abitudini alimentari solo per fare un esempio.

Quando si migliora, si migliora in tanti aspetti.

Anche l’Autonomia e l’abitudine alla forza di volontà dei collaboratori diventa un valore da perseguire.

Per esempio lasciare loro l’autonomia di scegliere il modo migliore di affrontare un problema al lavoro garantirà un maggiore coinvolgimento. In Starbucks il personale ha dei fogli bianchi dove possono scrivere come preferirebbero reagire difronte ad un cliente particolarmente arrabbiato o improvvisamente scontento per qualsiasi motivo.

Questo aspetto ben si combina con le evidenze secondo le quali è proprio difronte ad una crisi che si possono creare meglio i cambiamenti e miglioramenti.

Come mitigare il potere delle abitudini nelle organizzazioni

Volenti o nolenti infatti le organizzazioni creano delle abitudini. Queste oscillano tra il creare una pace instabile ed il rischiare di prendere delle decisioni inconsapevoli. Sebbene possa sembrare deleteria la seconda, la prima è persino peggio. È necessario definire una gerarchia intorno all’abitudine chiave e trovare allo stesso tempo il modo di rispettare le tregue aziendali.

Le abitudini ed i cicli sono unici, differiscono da individuo ad individuo e nella migliore delle ipotesi possono essere segmentati in coorti. Per lo stesso motivo è efficace creare messaggi e contenuti diversi per gruppi di clienti diversi.

Quando si è troppo specifici si rischia il rigetto o paralisi emotività.

Molto spesso infatti crediamo di sapere cosa ci piace e non ci piace e rifiutiamo il nuovo per motivi sbagliati oppure, viceversa, se un volantino o una comunicazione è troppo specifica rischiamo l’effetto grande fratello e temiamo di essere seguiti o spiati oppure che è stata violata la nostra privacy.

Il segreto è rendere familiari le nuove abitudini. Ne ho parlato anche nell’articolo dedicato a come convincere un cliente a comprare un prodotto o servizio.

Il potere delle abitudini della società

Ero molto scettico ma si è trattato della parte apparentemente più teorica ma sorprendentemente non meno pratica delle altre.

Viene presentato un metodo in tre fasi in cui un movimento parte dai legami forti, viene alimentato come farebbe la benzina sul fuoco, dai legami deboli e mantenuto costante dalla manutenzione di un leader che crea abitudini grazie alle quali nasce un nuovo senso di identità individuale.

I legami forti sono le amicizie o le persone che con cui passiamo la maggior parte del tempo mentre i legami deboli sono le semplici conoscenze.

La distinzione tra legami forti e legami deboli ci ricorda del valore e del rischio di sottovalutazione dei legami deboli spesso persino più importanti di quelli forti quando si vuole innescare un movimento ma anche solo cercare un lavoro.

Grazie al potere del condizionamento tra pari si innesca il senso del dovere e il timore di perdere il rispetto nella gerarchia sociale tipico dei legami deboli necessari anche per raggiungere reti sociali che altrimenti non raggiungeremmo mai.

Bisogna creare delle abitudini all’interno del gruppo. Dei programmi di comportamento che diventino un abitudine in modo che i gruppi si autoalimentino.

L’ultimo capitolo ci ricorda dell’importanza di scegliere di credere che le abitudini si possono cambiare.

Questa decisione può fare la differenza tra il successo ed il fallimento.

Appendice

Questa parte è un vero e proprio manuale pratico.

Il metodo proposto consiste nell’isolare la routine, poi nel testare diverse gratificazione e nell’isolare il bisogno

Infine si elabora un piano per modificare la routine.

Conclusioni

Ho applicato per un anno il modello sia per la rimozione di alcune abitudini che volevo eliminare sia ad abitudini che volevo acquisire.

Il risultato è stato straordinario.

Sono riuscito ad introdurre una nuova abitudine al mese rimuovendone anche una al mese.

C’è una frase che più di tutte mi porto dietro

“Per quasi tutte le persone che cercano di riorganizzare la propria esistenza, non è necessario attraversare momenti decisivi o sventure particolari. Basta un gruppo – in qualche caso una sola persona – che renda credibile il cambiamento.”

Fonti e Risorse Utili

Il Potere Delle Abitudini formato Kindle

Il Potere Delle Abitudini copertina flessibile

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